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re tutti i segreti delle antiche costruzioni teatrali
Il coro tragico rappresentava un sentire comune di epoca classica per comprendere tutti i segreti
di un’acustica perfetta che consentiva agli spet-
e faceva da intermediario tra spettatori e attori,
tatori del tempo di assistere, in modo efficace e
quasi un mezzo attraverso il quale
soprattutto attivo, alla complessità della messin-
il pubblico poteva intervenire nell’azione scenica
scena, facendo giungere la voce ai ripiani più alti e
amplificando ogni emissione sonora. D’altronde
furono proprio i greci i primi a studiare i feno-
meni sonori. Pitagora – ripreso anche da Dante
nel Paradiso – arrivò addirittura a elaborare una
dottrina mistica interpretando le proporzioni dei tele nella Poetica, nella purificazione delle pas-
sioni individuali. Lo spettatore, anziché vivere in
movimenti dei corpi celesti – sole, luna e pianeti
– come una sorta di musica, non udibile, espressa prima persona eventi dolorosi o emotivamente
sotto forma di concetto armonico. Vitruvio, au- forti, come fatti di sangue, li vedeva rappresen-
tore latino di epoca augustea, nel quinto libro del tati sulla scena e ne prendeva consapevolezza
De architectura dedica molto spazio ai teatri greci giungendo a comprenderli come infrazioni alle
e in particolare afferma che la scelta del luogo è leggi naturali e divine. La tragedia quindi, pro-
fondamentale prerequisito per la costruzione di ponendo un conflitto drammatico tra le grandi
un teatro che garantisca un’ottimale rappresen- questioni che determinano la vita collettiva come
tazione scenica:
il destino, la libertà, il potere e la giustizia, grazie
alla condensazione della tessitura narrativa, rag-
De architectura, Libro V:
giungeva il massimo impatto sul pubblico e tutto
– Bisogna anche diligentemente osservare che il luogo lo spettacolo, mimesi della realtà, assumeva in
non sia sordo, e che la voce, al contrario, vi si propaghi questa prospettiva un significato altamente edu-
quanto meglio possibile; questo scopo si raggiungerà se
cativo, guidando lo spettatore a interrogarsi sul
si scelga un luogo sonoro di natura sua. Giacché la voce senso dell’esistenza umana e sul ruolo delle divi-
è fiato d’aria che si muove, sensibile all’udito per urto.
nità. In tale contesto è facilmente comprensibile
Essa si propaga per infiniti anelli concentrici, come
l’importanza che assunse per i Greci la topografia
quando nell’acqua ferma, gettata una pietra, nascono dello spazio scenico, al fine di favorire al meglio
innumerevoli anelli che si ingrandiscono continua
La cavea del teatro la fruizione della rappresentazione. Molti studio-
mente dal centro finché possibile, se la ristrettezza del di Epidauro.
luogo o qualche altro ostacolo non impedisca che quel si di archeologia hanno cercato a lungo di scopri-
le piccole onde si estinguano naturalmente. Pertanto,
quando siano fermate da qualche corpo, accade che le
onde più lontane tornando indietro disturbino e scon
volgano i contorni delle seguenti. Col medesimo princi
pio la voce si muove in circoli o sfere concentriche; infat
ti, mentre nell’acqua gli anelli nascono l’un dall’altro
orizzontalmente, la voce progredisce in larghezza, ma
sale anche contemporaneamente e gradatamente in
altezza. Pertanto, come nei circoli dell’acqua, così
per la voce, se nessun corpo urti e impedisca la prima
onda, questa non disturberà la seconda e le seguenti, e
tutte, senza echi o disturbi di risonanza, giungeranno
agli orecchi degli spettatori bassi e alti. Perciò gli an
tichi architetti, tenendo presenti le naturali proprietà
della propagazione della voce, perfezionarono, sulla
base di un regolare calcolo matematico e musico, che
qualunque voce si pronunziasse sulla scena, arrivasse
più chiara e soave agli orecchi degli spettatori. E così,
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