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riflessioni






per il 50esimo dell’alluvione del 1966 iniziative nel Laboratorio di Idraulica dell’Università degli 

a carattere progettuale, scientifico, museale e di Studi di Bologna (figura 4).
comunicazione per la realizzazione di attività di 

protezione delle persone, dei beni culturali, eco- Per rispondere all’esigenza, sollevata dal 

nomici e ambientali.ITSC, di approfondire la conoscenza del fiume si è 
Da sottolineare che, contrariamente a quanto provveduto nell’autunno 2014 ad iniziare il rilievo 

accaduto per Venezia, per Firenze è stato costitu- batimetrico dell’Arno nel tratto urbano di Firenze 

ito solo a 48 anni dal 1966 un Comitato Tecnico con tecniche Multibeam e Lidar. I primi risultati 
Scientifico Internazionale (ITSC) che ha il fine di sono riportati in figura 5 (8). Sono evidenti quote 

fornire un “assessment” indipendente delle azioni del fondo di 3-5 metri più basse delle plateazioni 

pianificate e realizzate per la riduzione del rischio a valle dei ponti, un’osservazione che richiederà 

alluvionale nella città di Firenze, ciò in ossequio confronti accurati con i rilievi precedenti. Il rilie- 
al principio di “accountability” delle pubbliche vo, finanziato dal Comune di Firenze, da Publiac- 

Istituzioni, che appare doverosa quando si af- qua, dall’Autorità Idrica Toscana, dal Consorzio 

frontano problemi di questo rilevo.di Bonifica Medio Valdarno e dall’Università di 
Fra i suggerimenti del ITSC si segnala quello Firenze sarà realizzato dal CERAFRI e riguarderà 

della realizzazione in tempi brevi di un modello un tratto di circa dieci chilometri da Varlungo a 

fisico del tratto urbano dell’Arno a Firenze che Ugnano.
potrebbe consentire di elaborare ipotesi di inter- 

vento. E, in ogni caso, colmerebbe un’inspiegabi- 

le assenza di conoscenza della morfologia dell’Ar- 5. Conclusioni

no a Firenze che appare sorprendente.
Come già ricordato, un intervento sull’alveo Di resilienza si parla con frequenza crescente 

urbano è stato già realizzato all’inizio degli anni perché i sistemi antropici, ambientali, economici 

’70 con l’abbassamento di circa un metro delle manifestano criticità sempre maggiori rispetto alle 
platee di Ponte Vecchio e di Ponte di S. Trinita, catastrofi naturali e alle alluvioni in particolare, a 

anche sulla base di un modello fisico realizzatofronte di risorse sempre più insufficienti sia per la 

prevenzione che per il risarcimento dei danni.
Quello che emerge dalle alluvioni del passato è 

che la resilienza ha funzionato se ha potuto gode- 

re di forte solidarietà dello Stato, delle istituzioni 

pubbliche, delle comunità locali e del volontariato.
Oggi il tema si pone in termini in parte nuo- 

vi. Il compito da affrontare è: in che direzione 

possiamo operare per aumentare la resilienza ad 
eventi futuri in un’epoca di risorse sempre più 

scarse e di catastrofi sempre più frequenti? La 

pericolosità aumenta, aumentano le popolazioni 
e i beni a rischio, rendendo inevitabile un forte 

aumento della vulnerabilità.

Sembrano dunque necessarie alcune azioni.


a. Definire priorità nell’impiego delle risorse 

attraverso analisi costi benefici per la pre- 

venzione.


Figura 4 Istituto di Idraulica. 
Università di Bologna.
Modello isico del Fiume Arno (1972 ).





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